ECO
Fredde ali bagnate
di rugiada e di tempo,
arbitrio festante
calda gioia di un momento
Fruscio di parole
nel vacuo del dentro,
forte un’eco a morire
arpia contro il vento
Lina Pasca
Creazione letteraria, vietata la riproduzione
Maggio 27, 2011 alle 3:45 PM · Archiviato in Poesie & Poeti and tagged: eco; gioia; tempo; rugiada; ali; vacuo: dentro; momento
ECO
Fredde ali bagnate
di rugiada e di tempo,
arbitrio festante
calda gioia di un momento
Fruscio di parole
nel vacuo del dentro,
forte un’eco a morire
arpia contro il vento
Lina Pasca
Creazione letteraria, vietata la riproduzione
Giuseppe Troia su LA TERRA TREMA, IL CORROTTO… | |
vincenza63 su LO CHIAMANO ABUSO | |
Anonimo su LE MENZOGNE NEL SACCO | |
Alfredo Ruggiero su LE MENZOGNE NEL SACCO | |
Marina Manzini su LE MENZOGNE NEL SACCO |
“Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.”
Oriana Fallaci
…Perchè l’amore esiste… nella lontananza, nell’assenza, nel silenzio… e lì sopravvive, nell’affanno dell’essere.
Non c’è amore più grande di quello che parla da solo, fa rumore, confusione, trambusto… mentre attorno a te c’è la quiete.
Il rumore dell’amore vince la solitudine e la distanza, è luce nel buio, è sorriso nel pianto, è gioia nel dolore.
E’ ciò che esiste nell’occulto, nella sola solarità del cuore.
Amore che piange, sbraita, grida… urla all’idea dell’eterno silenzio.
A te, amore silenzioso.
Lina Pasca
LA STORIA SIAMO NOI
“La Storia Siamo Noi”, la storia di ieri e di oggi raccontata attraverso gli eventi e gli uomini che l’hanno determinata. Attualità, cronache e misteri, fatti e misfatti del nostro bel Paese (e non solo), perché la storia diventi per noi fonte di conoscenza e di cultura e ci permetta di evitare errori per il futuro nostro e delle generazioni a venire. La Storia Siamo Noi, uomini e fatti del passato e del presente…
IL GIALLO & IL NERO
Corpi straziati da mani assassine, volti innocenti strappati alle carezze dei propri cari. E’ questo “Il Giallo e Il Nero”, storie di killer seriali o di criminali stipendiati dalle mafie, storie di chi ha perso la vita senza conoscere il nome del proprio assassino o addirittura senza vederne nemmeno lo sguardo. Misteri, depistaggi, investigazioni, collusioni. Una nuova rubrica che ha il sapore dell’ignoto, il profumo del mistero, la sete di giustizia.
POESIE & POETI
La poesia, meravigliosa arte di usare le parole e di farle nostre insieme al suono che esse stesse imprimono al periodo.
La poesia riesce a trasmettere, forse come solo la musica sa fare, emozioni e stati d’animo.
Nulla ci tocca più nel profondo e riesce a scuotere anche ciò che in noi è irrazionale, la nostra sfera emotiva, il nostro io.
Dando forma alle parole e ai sentimenti, esse hanno trovato inconsapevolmente il modo per farci viaggiare dentro noi stessi attraverso l’introspezione dell’io.
Grazie alla poesia ognuno di noi, anima e materia, può abbandonarsi alla bellezza dell’arte, all’ascolto del cuore e godere della soavità delle parole.
Denise Pipitone, Angela Celentano, Pasqualino Porfidia, Estelle Mouzin, Maddie McCann, Santina Renda…
Potrei elencare tanti nomi, ma questo spazio non basterebbe. Le loro famiglie vivono nell’angoscia e nel dramma ormai da anni. Si tratta di bambini inghiottiti dalla terra.
Quello dei bambini scomparsi è purtroppo un fenomeno in forte crescita.
Solo nei primi 3 mesi nel 2008 e solo in Italia, i bambini scomparsi sono 368. La Polizia di Stato riferisce nell’ultimo aggiornamento che i minori scomparsi dal 2005 al 2008 sono 2932.
Cifre da far accapponare la pelle. E se sembrano tanti, non vi stupite. Non per tutti i minori scomparsi viene sporta denuncia. Ci sono le cosiddette scomparse silenziose.
Quelle di bambini che vivono in Italia ma che non sono stati mai neanche censiti. Quelli che vivono nel degrado, ai margini e quasi sempre nell’illegalità, gli immigrati clandestini, africani, rom, cinesi e altri extracomunitari irregolari.
Di questi bambini non si sa nulla, nulla significa che molte volte non esiste nemmeno una foto, forse esiste un nome, quasi mai un cognome… E non esistere, significa che se ti rapiscono, se ti vendono, nessuno se ne accorge.
Di bambini stranieri ne scompaiono in media 48 al mese, quasi 2 al giorno. Qualcuno li considera bambini di serie B. Hanno un altro colore della pelle, appartengono ad un’altra etnia. Ma sono innocenti, come i nostri figli.
Italiani e stranieri, sono migliaia i bambini che ogni anno svaniscono nel nulla, diventono fantasmi.
Sono diverse le cause che son dietro la scomparsa di un bambino.
Ricordiamoci dei genitori separati che usano il bimbo nato dal loro felice matrimonio come arma. Lo contendono al pari di una proprietà di famiglia, solo mattoni, niente anima. Quando il giudice deputato a stabilirne l’affidamento lo assegna all’uno o all’altra, la parte sconfitta lo porta via.
Via dai suoi affetti, via dagli amichetti, dalla famiglia, dalla propria terra.
Si preparano le valige, si studia un piano, si pensa ad un luogo lontano in cui trasferirsi, si cambia l’identità al bambino che assume il nome di Luca (dopo magari 4,5,6 anni in cui ha saputo di chiamarsi Marco) e si parte. Se è la madre la rapitrice, è convinta di averne tutto il diritto, perchè l’altro è solo il padre.
E’ stata lei a tenerlo in grembo quel bambino. E’ stata lei a partorirlo, è stata lei ad urlare dal dolore mentre suo figlio nasceva, è stata lei ad allattarlo, a preparargli le pappe, a fare notti insonni.
E’ una sua proprietà. Il padre in questa caso non conta niente. E’ un dettaglio.
Non conta sapere che se il bambino esiste è perchè c’è stato anche un uomo che ha contribuito a farlo nascere. Non contano i sentimenti di un uomo che ha dato la vita ad un figlio quanto la madre.
E il bambino? Ciò che pensa il bambino in quel momento? La sua volontà? Non credete che possa avere la sua opinione anche un bimbo di 5, 6, 7 anni? Non credete che quell’uomo tanto odiato da sua moglie possa essere invece infinitamente amato da suo figlio?
Perchè violentarlo così? Perchè decidere per la sua vita? Per quale motivo deve essere coercitivamente destinato a non godere dell’amore di suo padre? Ah, già, dimenticavo… E’ amore materno questo. E’ la madre che ha le doglie.
E’ il caso di Ruben Bianchi, rapito da sua madre, famosa ciclista svizzera sposata con un italiano, nell’agosto del 2004. Il bambino aveva 5 anni. In seguito alla separazione era stato affidato al padre sia dal Tribunale italiano che da quello svizzero, sentenza passata in giudicato.
La madre, nel 2006, aveva fatto sapere, tramite una lettera seguita da un’intervista rilasciata ad un giornale di Zurigo, SonntagsBlic, che teneva suo figlio nascosto in una casa nel Canton Ticino e che non gli avrebbe permesso di uscire fino a quando avrebbe compiuto 18 anni. Solo allora avrebbe potuto decidere con chi stare.
Diritto di essere padre: calpestato.
Diritto di essere bambino, di giocare all’aria aperta, al parco con i compagni, di andare a scuola, di ridere, di vivere: inesistente.
Un bambino latitante, oserei dire. Lo stesso padre non sapeva più se suo figlio fosse vivo o morto e in che condizioni di salute vivesse.
Nel frattempo accumulava i regali di ogni Natale e ogni compleanno, non smettendo neanche per un minuto di lottare per riabbracciare suo figlio. Ed è accaduto. Il bambino è stato ritrovato con sua madre addirittura in Mozambico.
Per quanta riguarda la signora, a prescindere da quali siano stati i motivi della separazione, quello verso suo figlio, per favore, non chiamatelo amore. Da madre ne risulterei offesa.
Non tutti i casi di rapimento per separazione finiscono però con un lieto fine.
Per i figli contesi, e soprattutto per quelli portati via dall’ex coniuge c’è una preoccuapante percentuale di suicidi:
Padre: 94% – Madre: 4% – Minori: 2% (fonte: Tempi Moderni – Italia 1). Lascio a voi ogni commento.
Dopodichè, provo ad affrontare l’argomento pedofilia. E dico provo perché mai nessun argomento mi ha toccato così nel profondo.
A seguito della scomparsa di Estelle Mouzin, bambina francese svanita nel nulla 6 anni fa tornando da scuola in un paese di 1000 anime a Guermantes (Parigi), ho ascoltato un’intervista rilasciata dal presidente di un’associazione francese che si occupa di bambini scomparsi.
Parlava di individui che si dedicano a fotografare bambini a loro insaputa (a scuola, ai giardini, nei loro momenti di gioco), e con le foto creano dei book a disposizione di quelli che vogliono bambini. Così il cliente può scegliere direttamente su catalogo. Ignoro se accanto alla foto sia riportato anche il prezzo.
Proviamo a ragionare, sempre che qualcosa di razionale esista nello squallore di cui stiamo parlando.
La pedofilia è la manifestazione di una forma di devianza sessuale a causa della quale una persona sessualmente adulta prova attrazione sessuale in soggetti sessualmente immaturi. Soggetti cioè in età pre-puberale, ossia bambini o preadolescenti non ancora sviluppati fisicamente.
Ma attenzione non bisogna confondere la pedofilia con la pedopornografia. Se la pedofilia rimane preferenza sessuale, per la legge non è reato, al massimo un disturbo psichico. In medicina il termine indica l’orientamento sessuale del soggetto, non un comportamento illegale, in quanto ci sono pedofili che lo sono ma non commettono atti illeciti molestando i bambini.
Questa è la cosiddetta Pedofilia Latente, cioè morbosa attrazione verso i bambini ma che rimane inespressa e trova il suo sfogo solo nelle intime fantasie erotiche.
C’è poi la Pedofilia Attiva in cui si realizzano violenze a danno dei bambini, e in ultimo, ancor più grave la Pedofilia Killer, in cui oltre alla violenza sessuale, il massimo godimento avviene con la morte della vittima.
La pedopornografia è invece la rappresentazione di atti sessuali in cui sono raffigurati bambini. Questa può essere gestita anche da chi non è pedofilo.
Ciò significa che dietro i rapimenti dei bambini per pedofilia, non ci sono solo pedofili in senso stretto, ma uomini cosiddetti normali che si dedicano al loro commercio. Magari uomini che a casa hanno mogli e figli!
Fanno parte di organizzazioni che commerciano in bambini, hanno “contrattualmente” il vincolo di mettere sulla piazza un certo numero di merce all’anno, e certo è che più è carina agli occhi dei mostri, più facilmente verrà piazzata. La pedopornografia quindi, come molte altre attività criminose, ha alle spalle un consistente giro di denaro.
Così come avviene per l’espianto di organi effettuato su bambini che vivono ai margini della società nel mondo, soprattutto nei paesi dell’America Latina e del sud dell’Africa.
Anche in questo caso il bambino è merce. La famiglia benestante paga per dare al suo ricco figlio un cuore nuovo tolto dal petto di un bambino povero. Questo all’insaputa della sua famiglia d’origine che rimane nell’angoscia più grande ma che, causa l’ignoranza e l’analfabetizzazione, si risolve con una omessa denuncia.
O, caso non raro, con l’accordo degli stessi genitori, i quali o per sostenere la folta prole sono disposti a sacrificare un figlio per poterne sfamare altri 9, o paradossalmente sfornano figli quali mezzi di sostentamento pro vendita.
Facciamo degli esempi. Il caso di una bambina serba di 12 anni venduta dai genitori ad un ragazzo di 21 anni per 17.000 euro. Erano stati chiesti 25.000 euro, ma il futuro marito era stato talmente abile a contrattare che il prezzo era sceso. La giovane donna ha dato alla luce un bambino di cui sarà madre e quasi coetanea. Suo padre è stato arrestato dalla polizia di Brescia oltre che per aver venduto sua figlia anche per violenza sessuale, a sua volta, nei confronti di una quattordicenne (fonte: AGI Agenzia Giornalistica Italia).
Ma 17.000 euro sono davvero tanti, credetemi. La vita di altri bambini vale molto ma molto meno. Per quelli dei Paesi del Terzo Mondo non si arriva nemmeno a 50 dollari.
Non vale niente la vita di un bambino in quei posti. Niente.
Altro esempio di cronaca. La notizia che un neonato è stato comprato per 500 euro da una coppia rom per avviarlo all’accattonaggio (fonte IlGiornale.it). Anche chi l’ha acquistato chiede l’elemosina agli angoli delle strade e si sa come un bambino piccolo attiri l’attenzione dei passanti…
Secondo i dati della polizia la rendita di un bambino che chiede l’elemosina potrebbe valere 100 euro al giorno, 700 euro la settimana, 2800 euro al mese netti, di media.
Per questo vengono rapiti, scambiati, venduti. Un bambino fa più tenerezza di un grande e la sua mano sporca vale quasi come tre stipendi da operaio (fonte: IlGiornale.it)
Anche questa vicenda nasce in un contesto di estremo degrado. La madre naturale del bambino, prostituta romena ventenne, decide inizialmente di abortire poi viene convinta a portare a termine la gravidanza per vendere il figlio. La faccenda pensate si è scoperta quasi per caso. In realtà gli investigatori stavano indagando su un’organizzazione che costringeva dei bambini rom a mendicare e rubare, e in un casolare venivano tenuti «a guinzaglio come cani». Parole queste con le quali addirittura si vantavano della loro attività e carpite durante le intercettazioni telefoniche. Per fortuna quelli tenuti a guinzaglio, 9 minorenni, sono stati rintracciati e liberati. Chissà se riusciranno mai a dimenticare e a ritornare ad una vita normale.
Mi chiedo dove può arrivare la cattiveria umana, la mancanza di cuore e di rispetto per la vita altrui.
Sono una madre anch’io. Non penso che potrei sopravvivere se le mie figlie scomparissero nel nulla, preferirei la morte. E so che chi sta leggendo ora questo pezzo la pensa esattamente come me.
Pertanto, la mia grande stima così come quella dei lettori, va alle madri coraggio di tutto il mondo e ai papà la cui vita è stata spezzata il giorno in cui la mano dell’orco cattivo ha sottratto il proprio bambino all’amore della sua famiglia.
Il mio rispetto va a Piera Maggio, mamma di Denise, alla famiglia Celentano, alla famiglia Porfidia e a tutti quelli che vivranno ancora una Pasqua senza i loro bimbi.
Offriamo tutti la nostra solidarietà a questi genitori che non si arrenderanno mai, che cercheranno i loro bambini scomparsi senza tregua, fino al loro ultimo giorno di vita.
Tanti auguri di Buona Pasqua a voi bambini scomparsi, rapiti da pedofili, o utilizzati come merce di scambio. Ancora una volta usati, abusati, sfruttati e mercificati per il piacere, il guadagno, la cattiveria dei grandi.
Vi abbraccio forte, figli miei.
Lina Pasca
Oggi vi parlo di una storia vera. Di quelle che si vedono in tv e che ci appaiono sempre così lontane.
Mi è capitato di conoscere una persona speciale, una di quelle che non sa nemmeno di esserlo. E se lo è non per le azioni materiali che compie, ma per ciò che mi ha insegnato.
Il suo nome è Marco Ballurio, è tra quei pochi giovani in Italia che tra una manciata di giorni prenderà un volo per il Brasile, e lì trascorrerà quelle che pochissimi di noi potrebbero definire vacanze.
Molti pensano che quando vai negli angoli poveri del mondo lo fai per portare il tuo contributo, materiale, economico, alle popolazioni indigenti. In realtà, ciò che Marco ha acquisito dalla gente del posto, va molto al di là di qualsiasi aiuto che lui potrebbe dar loro.
La sua storia ha inizio nel 2003. Stanco delle solite vacanze nei luoghi del mero divertimento, dietro consiglio di un prete della Diocesi di Ivrea (Torino), Marco parte alla volta di Barreiras, città situata nella parte occidentale dello stato di Bahia.
Foto di Marco Ballurio Prima di arrivare in un villaggio a 1200 km dall’aeroporto di Salvador, la capitale dello Stato, Marco si ritrova suo malgrado nelle favelas, le classiche baraccopoli brasiliane costruite con diversi materiali, da semplici mattoni a scarti recuperati dall’immondizia, simbolo del degrado e della criminalità del Paese. Alla mia domanda cosa avesse provato a starci letteralmente dentro, Marco non ha esitato nemmeno un attimo a dirmi che ha avuto paura.
Fortunatamente non era quella delle favelas la sua destinazione. Arrivato a Barreiras, si è trovato immerso in una realtà completamente diversa da quella in cui era nato e cresciuto.
Povertà, povertà assoluta. Marco mi ha raccontato di case costruite col fango, dove manca tutto, tutto quello che per noi rappresenta l’indispensabile. E al suo racconto si sono aggiunte le foto che mi ha mostrato e che tiene custodite come un tesoro, foto in cui puoi osservare tutta la miseria, ma anche il calore che lui lì ha trovato. E le ho guardate bene quelle foto. Nella fatiscenza di una piccola costruzione, si vede quella che dovrebbe essere una cucina. In un angolo, dei contenitori fatiscenti anch’essi dove viene custodita l’acqua. Ma non è l’acqua che beviamo noi occidentali e che ci permettiamo, senza rispetto della natura e del Creato, di sprecare.
Nell’ “interior” l’acqua viene trattata per evitare parassiti o il Bicho (vermi) o quel che è peggio l’Ameba (parassita raro). Bisogna disinfettarla con la dose corretta di amuchina (se la sbagli, il danno può essere anche peggiore), o filtrarla con un filtro comunque non presente in tutte le poverissime case.
Nelle campagne l’acqua non è trattata, quando ne fai uso sembra di bere limonata. E’ acqua di pozzi o di ristagni. In altri posti è invece salmastra e per la massiccia quantità di sale che contiene, sono diffusissimi i casi di ictus ed aneurismi.
Lì si mangia una volta al giorno. E lo si fa con un piatto unico a base di riso e fagioli. E’ rarissimo il caso in cui si possa aggiungere la carne, ma quando avviene è un momento di festa.
Nella loro miseria, la gente del posto ti dà tutto ciò che ha. Se si va nella loro casa, quello che c’è da mangiare viene dato all’ospite, quello che viene definito del “Primo Mondo”. Se ne avanza, mangeranno anche gli altri. Se no, loro mangeranno il giorno dopo.
Li ho visti nelle foto, tutti lì in piedi, nel silenzioso rispetto dell’ospite straniero che è venuto ad onorarti della sua presenza in casa tua. E non importa quindi se salti il pranzo. Quello di averlo lì, l’”italiano” è una soddisfazione ancora più grande della sazietà dello stomaco.
Ed è con altrettanta gioia che per lavarti loro ti danno la loro bacinella piena d’acqua. Con quell’acqua bisogna lavarsi in tanti. La doccia è solo un miraggio, ma il fatto di condividere anche l’acqua per uso igienico diventa a sua volta simbolo di amicizia e solidarietà.
Marco mi ha raccontato dei bambini. I bambini lontani anni luce da quelli che siamo abituati a vedere nelle nostre città, con le scarpe all’ultima moda, gli abiti firmati e le camerette straripanti di giochi. Lì i bambini lavorano. E lo fanno duramente e per pochi spiccioli.
Foto di Marco Ballurio Mi ha raccontato di un ragazzino che lavora da quando aveva 9 anni, oggi ne ha 11. Vende le arance, e deve lavorare tutto il giorno per vendere tutte le sue cassettine di arance, perché “…alle 19 c’è scuola e lui vuole andarci…”
Mi ha raccontato di un altro bambino che va tra i rifiuti e raccoglie le lattine per recuperare l’alluminio. Quando gli “affari” vanno bene, ne raccoglie 2 chili, guadagna circa 4 reais (2 euro). Il bambino è consapevole che svolge un lavoro duro, ma “…nessun lavoro non è duro!” ha detto all’ospite italiano.
Marco, un giovane come tanti, ha scoperto Dio in Brasile. E da allora Egli non lo abbandona neanche per un istante. Gli ho chiesto quanto influisca nell’esperienza brasiliana la Fede che ha.
Lui mi ha risposto con una frase che mi ha fatto accapponare la pelle: “Cristo è lì”.
Cristo è tra i poveri. La fede che puoi avere in Italia dove magari partecipi alla Messa 3, 4 volte all’anno, si trasforma completamente in quei luoghi.
Dio lo senti addosso, lo senti sulla pelle, lo senti dentro di te, nel tuo cuore, lo senti a 360 gradi.
I poveri del luogo credono tantissimo in Dio, molto più di quanto possiamo credere noi, noi che abbiamo tutto e che non siamo mai contenti. Noi vittime di crisi depressive, di insofferenze, di infelicità, di mancato appagamento per ciò che abbiamo ma che non ci basta mai.
Foto di Marco Ballurio Nel villaggio, il momento d’aggregazione è la Chiesa, dove il prete è vestito con jeans e maglietta e dove la suora la confondi con le donne del posto.
La Messa, non è come la nostra. E’ un momento di festa dove si canta, si balla, ci si incontra, si condivide il sorriso e si ringrazia Dio per ciò di più semplice e di più bello ci ha donato, la Vita.
Nessun abitante di Barreiras ti dirà mai che non è felice. Perchè la felicità si trova dentro di noi, non nelle cose materiali che ci circondono. Dovremmo imparare anche noi da loro, noi ricchi ed opulenti occidentali. Dovremmo camminare a testa bassa di fronte a loro e ringraziarli per l’insegnamento che essi ci danno con le loro storie.
Credo che nessuno di loro sia più ricco di noi. Ogni anno Marco va ad arricchirsi, sprofonda nell’unica realtà che lo appaga e lo fa sentire vivo davvero. Dopo un anno di lavoro e di routine quotidiana, egli abbandona il suo status di ordinario giovane italiano, le sue amicizie, i suoi svaghi, i divertimenti, le comodità della sua casa e trascorre a Barreiras le sue “vacanze”. Va a far quello che io definirei una sorta di “depurazione” dello spirito, abbandono di tutta la materialità che contraddistingue la sua vita come quella di ogni occidentale.
Ed è per questo che da 6 anni a questa parte, ogni volta che sale sull’aereo alla volta di Torino sente la tentazione violenta di scendere dal velivolo e di non tornare mai più indietro. Lì c’è la sua dimensione, c’è il legame tra sé e la Natura, tra sé e il Creato, tra sé e la gioia di vivere.
Non mi stupirò se un giorno saprò che egli non ha fatto più ritorno in Italia.
Deve ringraziare i suoi amici brasiliani, se oggi è inciso sul suo braccio destro uno splendido tatuaggio con la figura del Signore, con scritto in portoghese la più bella frase del Vangelo: “Io Sono la Via, la Verità, la Vita”.
Ed io devo ringraziare Marco che mi ha portato a conoscere una delle storie più belle e significative che abbia mai “vissuto”, devo ringraziarlo perchè oggi sono più consapevole della pochezza dell’uomo di fronte a Dio, devo ringraziarlo per l’immenso dono che mi ha fatto.
Mi ha insegnato qual’è il vero significato e il puro valore della Vita.
Non lo dimenticherò mai.
Grazie Marco
Lina Pasca
Ottavo anniversario dai fatti tragici dell’11 settembre 2001.
Se n’è parlato e riparlato a iosa, si sono commemorate le vittime, analizzati i filmati fino all’avvilimento, ma un particolare è sfuggito a molti, a molti di coloro i quali pensano ad Osama Bin Laden come il mostro e a Bush come il martire. Non è così. Ed è questo ciò che tenterò di spiegare in questo pezzo.
In Afghanistan è stato portato a compimento lo stesso progetto ideato dapprima per l’Iraq di Saddam Hussein.
Il dittatore iracheno era stato “scelto” dal governo americano per annientare l’Iran di Khomeini che, nel grande mercato del petrolio e dell’energia (monopolizzato dall’occidente del mondo), cominciava a destabilizzare l’economia.
Parlo della 1° Guerra del Golfo (1980-1988). Approfittando del caos derivato dalla rivoluzione islamica condotta da Khomeini, Saddam tentò di rivendicare alcuni territori petroliferi iraniani. In quest’impresa fu ampiamente appoggiato dall’Occidente intenzionato a indebolire la potenza dell’Iran islamico. La preoccupazione dei grandi era che il fondamentalismo khomeinista potesse impadronirsi dei Paesi arabi e musulmani, ricchi di pozzi petroliferi e di riserve centenarie di greggio.
Unione Sovietica, Stati Uniti, Germania, Francia, Italia fornirono a Saddam le armi più distruttive e potenti. Anche quando il dittatore commise le peggiori atrocità e massacri, il governo americano gli promise armi di distruzione di massa. Vincere la guerra contro l’Iran avrebbe permesso alle grandi potenze occidentali di lavarsi le mani (agli occhi del mondo) considerando il conflitto una questione interna.
Ma il rais iracheno non aveva capito che era stato solo usato e che poi sarebbe arrivato anche il suo turno! L’occasione arrivò quando invase il Kuwait, convinto del fatto che l’America sarebbe rimasta neutrale vista l’alleanza anti-iraniana Usa-Iraq. Ma Saddam si sbagliava. Gli interessi in gioco erano troppi. Schierandosi in difesa del Kuwait, gli Stati Uniti avrebbero finito per controllare anche l’Iraq stesso impadronendosi di altri pozzi di petrolio. Parliamo della Seconda Guerra del Golfo (1990-1991) che Saddam perse.
Il rais sarebbe stato catturato, processato da uno “speciale” tribunale iracheno e condannato all’impiccagione solo il 30 dicembre del 2006, per crimini contro l’umanità . L’osceno spettacolo (in barba a quella democrazia di cui gli Stati Uniti tanto si vantano) è andato in onda nelle “civili” tv di tutto il mondo.
E l’Afghanistan? E Bin Laden? I talebani? Quelli che secondo il mondo hanno fatto crollare le torri gemelle al Word Trade Center non sono altro che studenti coranici addestrati in Pakistan per sfrattare l’Unione Sovietica dall’Afghanistan, con il “patrocinio” del governo americano che li ha sovvenzionati ed istruiti alla guerriglia.
Agli Stati Uniti conveniva che i talebani sconfiggessero i sovietici invasori dell”Afghanistan, una terra in posizione strategica per il passaggio dalle repubbliche musulmane ex sovietiche (Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan ecc.) verso l’Oceano Indiano dei gasdotti e degli oleodotti. Come nel caso dell’Iran, gli interessi erano troppo alti e si chiamavano gas e petrolio.
Per questo gli Stati Uniti hanno finanziato e addestrato Al-Queda, hanno fornito ai mujaheddin afghani missili Stinger e armi per combattere l’Armata Rossa con il consenso della CIA e del Pakistan (fonte: Time Magazine 1991).
Molti non sanno che tra Bush padre e la famiglia Bin Laden c’erano rapporti di affari prima della guerra. Bush senior (portavoce delle multinazionali americane dell’energia) utilizzava anche l’aereo privato del fratello di Osama, Salem Bin Laden, per “trattare” negli ambienti arabi del petrolio (fonte: Gianni Minà – Politicamente Scorretto – ed. S&K).
Ma una volta diventati più forti del previsto la cosa non è andata più bene all’onnipotente America.
Serviva un pretesto per dichiarare guerra all’Afghanistan ora che Bush figlio stava perdendo il controllo dei pozzi nel paese asiatico. E quale migliore occasione se non l’attentato dell’11 settembre?
Non mi sembra poi così assurda l’idea che qualcuno si è fatta del coinvolgimento dello stesso Bush nell’attentato… Certo è che se non fosse accaduta l’immane tragedia non si sarebbe mica potuta invadere d’improvviso l’Afghanistan…?!
E certo che è proprio strano che il paese più potente del mondo lasci che nei propri cieli, non ad uno, ma addirittura a 3 aerei (del 4° non se ne sa nulla…) venga permesso di sorvolare negli spazi aerei dopo esser stato comunicato alla torre di controllo un dirottamento in corso…
Penso che anche un paese non così militarmente attrezzato come gli States avrebbe abbattuto gli aerei in volo, sacrificando la vita di passeggeri ed equipaggio, pur di non mettere a repentaglio quella di 3000 persone poi cadute.
E questo a maggior ragione dopo che il primo aereo colpì una delle torri. Invece la NORAD, la Difesa aerea americana è rimasta a guardare… Dice di essere stata contattata solo 20 minuti dopo la notizia del dirottamento. I Caccia sono stati fatti partire solo dopo 32 minuti dopo che si era perso il contatto col primo aereo (fonte web: www.luogocomune.net – 11 settembre – di Massimo Mazzucco)
Perché l’aviazione civile ha tardato ad avvisare la Difesa? E perché la Difesa ha tardato così tanto a far alzare i suoi Caccia? E solo dopo che era stata colpita già la prima torre?
Questo in America? Il paese più potente del mondo? Uno Stato che ha sotto controllo tutto il pianeta non riesce ad avere il controllo dei suoi cieli? E della sede del Pentagono dove è caduto il terzo aereo? Vi sembra una cosa plausibile? Credibile?
Certo, se anche ci fosse l’ acquiescenza dell’uomo più potente della terra (cosa che diventa ancora più credibile se vediamo le immagini delle torri sbriciolarsi come per effetto di un’implosione controllata, che per un aereo finitoci dentro…), ciò non assolverebbe il criminale attentato alle torri gemelle e al Pentagono. Ma potrebbe però servire a chi si è fatta un’idea democratica, libertaria e “generosa” degli Stati Uniti e dei suoi governanti. Essi sono semplicemente quelli che hanno “tenuto vivi” i peggiori criminali della politica moderna, questo in Asia come in America Latina e Africa, e quel che più è peggio con il coinvolgimento della civile Europa.
In questo modo i mostri creati, istruiti, usati per far danno agli altri stanno facendo del male a chi li ha creati, istruiti ed usati. Cioè a noi, vittime ed arteifici del nostro stesso orrore infinito.
“Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.”
Oriana Fallaci
Lina Pasca
Sono tantissime le vicende, nell’intero pianeta non solo in Italia, che vedono un numero impressionante di donne come vittime. Vittime di violenze, stupri, forme diverse di vessazione e persecuzione, molestie, brutalità. In alcuni stati dell’Africa, nel sud della penisola araba e nel sud-est asiatico sono ancora oggi praticate le mutilazioni genitali femminili. L’infibulazione, asportazione del clitoride cui segue la cucitura della vulva, si pratica su adolescenti, bambine o neonate a seconda della tradizione locale. Ad essa segue la defibulazione, scucitura della vulva, che viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Si ha così la certezza che ella non sia stata posseduta da nessun altro uomo. La donna quindi non ha nessuna libertà, né di agire, né di pensare, né di vivere l’amore come meglio crede. In sostanza non esiste. E’ un oggetto nelle mani dell’uomo padrone, prima il padre, poi il marito (un marito ovviamente non scelto da lei). L’escissione lede in modo esponenziale la salute fisica e psicologica delle donne e delle sfortunate bambine che ne sono protagoniste. Non è da dimenticare che l’intervento è il più delle volte praticato senza l’ausilio di nessuna norma igienica e improvvisato da “macellai” senza scrupoli. L’infibulazione di fatti provoca ogni anno numerose morti tra le sfortunate piccole o grandi donne, vittime di infezioni letali. Ed è ancora tanto diffuso il fenomeno della lapidazione, pena di morte nella quale chi ne è condannato muore attraverso il lancio di pietre, spesso con la partecipazione della gente comune. E’ una barbarie praticata soprattutto nel mondo islamico. La lapidazione delle donne musulmane avviene persino quando una donna viene violentata, in quanto rea di aver avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. A seguito dello stupro la donna viene condannata a morte e uccisa attraverso il lancio di pietre da parte della folla, lo stupratore rimane impunito. L’ultima triste vicenda , di cui i mass media ci hanno dato notizia, è quella di una ragazzina iraniana di 13 anni, violentata dal fratello, rimasta incinta, e condannata alla lapidazione per rapporti sessuali illeciti ed incestuosi. E senza andare oltre i confini del nostro bel Paese, sono ormai giornalieri i casi di stupro. Potremmo definire lo stupro, come fa il codice penale italiano, come la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. Una definizione fredda, arida, sterile. Senza sentimento. Il legislatore non poteva fare altro. La definizione giusta dello stupro, in realtà, può essere data solo da chi ne è stata vittima. E’ l’umiliazione più grande che una donna possa subire. Entra nell’anima e l’anima toglie. E’ la sopraffazione sulla parte più intima del suo essere, dell’intero mondo della donna, del suo corpo così come della sua anima. E’ l’annientamento assoluto della sua libertà, della sua vita, dei suoi sogni. Donne che hanno subito violenza nella loro vita, non saranno mai più le stesse. Lo stupro cambia il corso della vita della donna che lo subisce, modifica il suo carattere e la sua personalità. Più della metà (è dimostrato dalle statistiche) è destinata a vivere gravi episodi di depressione, addirittura il 17% si toglie la vita. Chi decide di non farla finita e ha il coraggio di andare avanti, vivrà il resto dei suoi giorni con innumerevoli difficoltà a relazionarsi con gli altri, soprattutto nel rapporto col sesso forte. Dopo uno stupro, molte di queste donne vivono la situazione con senso di colpa e vergogna, tendono addirittura a colpevolizzare se stesse per l’accaduto. Non dimentichiamo che di frequente la violenza viene perpetrata all’interno della stessa famiglia d’origine. E’ tra le mura di casa che spesso si consumano drammi atroci; il padre, il fratello, lo zio o il vicino di casa possono essere gli orchi cattivi. In questo caso è tutto più difficile. Spesso alle violenze fisiche sono correlate violenze psicologiche che fanno sì che l’esercizio del potere e di controllo da parte del familiare diventi per la donna un tunnel senza uscita. Questa è la ragione per cui la maggior parte dei casi finisce con una mancata denuncia. Ergo tocca a chi governa il paese dar vita ad una legge adeguata che possa finalmente punire questi animali (senza offesa per gli animali).Tolleranza zero e nessun atto di clemenza nei confronti di chi si macchia di un reato così grave quale può essere la violenza carnale. Ricordo che solo dal 1996 lo stupro non è più reato contro la morale ma contro la persona. E’ solo da allora che non è più considerato semplicemente reato offensivo del buon costume e della morale comune, ma reato contro la vittima e la sua integrità psicofisica.
Nel mondo ogni 2 minuti una donna è vittima di stupro. Questo vuol dire che nel mondo ogni 2 minuti una donna muore. Lo chiamano abuso ma in realtà è la morte. Perché la morte più grande è proprio quella che ti lascia in vita.
LINA PASCA
Nei giorni scorsi, il leader del Pd Franceschini ha invitato il Presidente
del Consiglio Berlusconi a partecipare alla commemorazione dell’Anniversario della Liberazione dai nazisti, avvenuta il 25 aprile del 1945. Il Capo del Governo ha accettato l’invito e fatto sapere che avrebbe celebrato la Festa della Resistenza tra i terremotati dell’Abruzzo, cosa che farà anche Franceschini.
Nel suo discorso il premier farà riferimento alla necessaria unità
istituzionale da ribadire proprio nel giorno della Liberazione. Citerà in
diversi passaggi gli alleati Usa, portatori di libertà nella festa della
libertà, e i i partigiani che liberarono Milano e Torino dall’occupazione
nazifascista. Non però in un’ottica di parte, ma per ribadire il concetto di riconciliazione nazionale.
Manco il tempo di annunciarlo che il leader dell’Italia dei malori (pardon, dei Valori!) onorevole Di Pietro ha dichiarato che Berlusconi avrebbe commemorato l’anniversario solo per ipocrisia. Ascoltato ciò mi è subito saltato in mente un pensiero: se Berlusconi non avesse partecipato, giù legnate perché considerato antinazionalista, fascista, razzista e così via.
Partecipa ed è considerato ipocrita. Ma allora, cosa si deve fare in Italia
per agire correttamente nella politica? E’ possibile che anche in una Festa così importante, forse la più importante per la storia della nostra Costituzione, bisogna speculare e tirare in faccia secchiate di melma al proprio antagonista solo per far politica, alla faccia di quelli che invece meriterebbero silenzio, rispetto e ricordo?
Siamo in Italia ed ogni occasione è buona per fare politica in modo apolitico. E ciò avviene anche in eventi tragici. Avviene nella politica tra i politici e nell’informazione politica per merito dei giornalisti.
Ricordo che proprio una decina di giorni fa sulla tv di Stato è andata in
onda una delle pagine più squallide della nostra informazione, alla faccia delle circa 300 vittime del terremoto morte sotto le macerie. Santoro & Co. gettavano fango sulla Protezione Civile, mentre il Tg 1 si autolodava per lo share. Dio che vergogna!
Basterebbe solo questo per far capire alla gente comune la differenza tra giornalisti e giornalai. Direi che sulle nostre reti (non nelle edicole)
dilagano i secondi.
Beh, allora proviamoci noi gente comune a fare l’informazione e sotto nessuna bandiera. Solo con l’esposizione dei fatti. Solo raccontando ciò che è successo, quello che ha determinato la storia del nostro paese, senza ricondurre il discorso alla politica odierna, alla sinistra e alla destra di oggi. Non ci sono commenti personali da fare quando si racconta la storia. Si descrivono i fatti. Ad ognuno, poi, secondo coscienza, ideali e intimo pensiero, la propria opinione.
Narriamo la storia a prescindere dalla propria fede politica, aldilà di
Berlusconi, Franceschini, Di Pietro e il resto della compagnia. Facciamo
l’informazione così come dovrebbe essere fatta. Non di parte.
Ricordiamo dunque gli italiani più importanti, quelli che hanno dato la vita per dare ai propri connazionali la libertà. I partigiani.
Le formazioni partigiane diedero vita alla cosiddetta Resistenza, l’opposizione militare o anche solo politica condotta durante la Seconda Guerra Mondiale contro l’invasione dell’Italia da parte della Germania nazista.
Soggetti facenti parte di molteplici orientamenti politici (a volte anche in contrapposizione tra loro), liberali, socialisti, comunisti, cattolici,
monarchici si riunirono nel Comitato di Liberazione Nazionale. Tutti uniti nel comune intento di opporsi militarmente e politicamente agli occupanti nazisti tedeschi e al governo della Repubblica Sociale Italiana, anche insieme alle truppe alleate dove possibile.
Le Brigate Garibaldi (costituite su iniziativa del Partito Comunista),
Brigate Matteotti (Partito Socialista), Brigate Giustizia e Libertà (Partito
d’azione), Brigate Autonome o Badogliani (ex militari e monarchici)
combatterono la “guerra partigiana”. Questi gruppi si riunirono nel Comitato di Liberazione Nazionale sotto la direzione del generale Raffaele Cadorna che insieme a Alfredo Pizzoni, coordinò la lotta armata. Il territorio italiano occupato dai nazisti visse una vera e propria guerra nelle retrovie, combattuta da chi non vestiva una divisa militare ma vesti di normali cittadini.
Mentre gli Alleati dilagavano nella valle del Po, a Milano e nella bassa
Lombardia, in Piemonte, sui monti della Valsesia e nelle Langhe, in Liguria e sull’Appennino Tosco-Emiliano, i partigiani diedero vita all’insurrezione generale.
Il 25 aprile del 1945 grazie all’insurrezione partigiana, le truppe tedesche persero il controllo di gran parte delle città del nord. Si consumava il disfacimento delle truppe nazifasciste, i cui vertici già si rassegnavano alla resa agli Alleati. I tedeschi non poterono fare altro che arrendersi alle milizie partigiane e ritirarsi in Germania. La liberazione di molte città prima dell’arrivo degli alleati rese l’avanzata di questi più agevole e meno onerosa in termini di vite umane.
Milano e Torino furono liberate proprio il 25 aprile: questa data viene
commemorata oggi quale giornata simbolica della liberazione di tutta l’Italia dal regime nazifascista.
Il 27 aprile mentre cercavano di fuggire in Svizzera, Mussolini e la sua
Claretta furono catturati dai partigiani che lo riconobbero nonostante
indossasse la divisa militare tedesca. Il giorno dopo fu giustiziato ed esposto impiccato a testa in giù in favore della folla in Piazzale Loreto a Milano. Si parla che i partigiani furono complessivamente 300.000, cifra più che ragguardevole considerando che fu prevista la pena di morte per chi aveva dato appoggio o anche solo rifugio alle brigate partigiane. I caduti per la Resistenza furono circa 45.000, 1.000 erano donne. Le donne combattenti infatti furono circa 35.000. Più di 4.000 furono arrestate e torturate, circa 3.000 deportate in Germania e quasi 3.000 giustiziate. Altri 21.000, tra uomini e donne, rimasero invalidi o mutilati e 40.000 furono invece i soldati che morirono nei lager nazisti.
Come atto di rappresaglia agli attacchi partigiani contro le truppe
germaniche avvennero numerosi massacri. Militari della Repubblica Sociale Italiana e nazisti compirono più di 400 stragi con un totale di caduti di circa 15.000. La strage di Piazzale Loreto a Milano in cui furono fucilati 15 partigiani, solo per citarne alcune, e l’eccidio delle Fosse Ardeatine, luogo dell’esecuzione di 335 tra civili e militari. Purtroppo la maggior parte di queste stragi è rimasta impunita. Molti dei procedimenti furono archiviati perché celebrare un processo chiedendo la consegna dei criminali di guerra tedeschi avrebbe fatto sì che altri Paesi avrebbero poi chiesto la consegna all’Italia dei militari italiani responsabili anch’essi di crimini di guerra, in Italia e all’estero.
Fu per questo che solo nel 1994 venne individuato il cosiddetto “Armadio delle Vergogna”. I fascicoli in esso contenuti furono riaperti e si celebrò il processo a carico di Theodor Saevecke e Erich Priebke. Purtroppo la maggior parte degli indagati risultarono non perseguibili o perché nel frattempo i reati a loro contestati erano andati in prescrizioni o perché deceduti.
Noi, giovani e meno giovani, dobbiamo solo dire GRAZIE ai partigiani. Essi hanno fatto la storia del nostro Paese più dei politici stessi. I partiti della Resistenza avrebbero costituito qualche anno più tardi del 1945 i primi governi del dopoguerra. La Resistenza partigiana, infatti, rappresenta storicamente l’origine della Repubblica Italiana. I partiti del Comitato di Liberazione Nazionale scrissero la Carta Costituzionale Italiana vedendone le basi nei principi della Democrazia e dell’Antifascismo.
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione: ricordiamoci che uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantie a noi e ai nostri figli i diritti democratici dei quali oggi godiamo. Questi eroi vanno ricordati per sempre con rispetto e ammirazione. Abbiamo il compito di educare i nostri figli anche nel ricordo di chi ha sfidato e visto la guerra e la morte per la libertà. Ai partigiani vanno la nostra stima e i nostri ringraziamenti.
« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione».
(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955)
Grazie eroi.
Lina Pasca
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | ||||||
2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 |
9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 |
16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 |
23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 |
30 | 31 |
Solo nei primi 3 mesi nel 2008 e solo in Italia, i bambini scomparsi sono 368. La Polizia di Stato riferisce nell’ultimo aggiornamento che i minori scomparsi dal 2005 al 2008 sono 2932.
Cifre da far accapponare la pelle.
Nel mondo ogni 2 minuti una donna è vittima di stupro. Questo vuol dire che nel mondo ogni 2 minuti una donna muore. Lo chiamano abuso ma in realtà è la morte. Perché la morte più grande è proprio quella che ti lascia in vita.
Nel primo semestre del 2009 gli infortuni sul lavoro sono stati 397.980 contro i 444.958 del primo semestre 2008, mentre i casi mortali sono stati 490 a fronte dei 558 dello stesso periodo dell'anno precedente. La riduzione degli infortuni e dei casi mortali è un dato direttamente collegato alla crisi dell'economia italiana, sia sul versante dell'occupazione che su quello della produzione industriale e al massiccio ricorso alla Cassa integrazione.
In Europa, un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni muore a causa dell'alcool, primo fattore di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica. Una percentuale che va dal 40 al 60% di tutte le morti sono attribuili, secondo una ricerca dell'OMS, al consumo di alcool.
Anche questa volta l’intento è riuscito. Fabbricare a tavolino una canzone che scatenasse le polemiche. Conta più questo a Sanremo, che il testo stesso. Mi riferisco alla canzone del tal Povia, “Luca Era Gay”.
Voleva che se ne parlasse e ciò è accaduto. Lo sto facendo anch’io in questo momento. Non perché sono un critico musicale, né perché consumatrice di dischi. Semplicemente perché penso che degli argomenti delicati (così come lo è questo) non possano essere trattati con così tale “mercificazione”.
Il cantante in questione definisce l’omosessualità come una malattia. Una malattia da cui si può guarire. Manco fosse una bronchite da curare con antibiotici. E, addirittura, in una madre che lavora troppo e in un padre assente ne vede le cause.
Io vorrei sapere dove sono le famiglie oggi dove la mamma non è fuori tutto il giorno per lavoro e il papà altrettanto.
Di famiglie in cui avviene una separazione, nel mondo, oggi, ce ne saranno milioni. Dove la madre a seguito di questa comincia a parlare male a suo figlio del suo ex marito, e dove questo, ormai sbandato, comincia a bere.
E’ questa sarebbe la causa della omosessualità? Questo sarebbe il motivo per cui un giorno una persona si sveglia e capisce di essere attratta dallo stesso sesso? Ma piantiamola!
Una separazione porta semmai traumi più grandi. Difficoltà nei rapporti interpersonali, talvolta aggressività, scarso rendimento scolastico o nel lavoro, inaffettività. Ma non può sicuramente considerarsi la causa di questa “malattia”. Conosco persone omosessuali con famiglie splendide, che hanno avuto un’infanzia dolce ed appagante, una vita di benessere materiale e psicologico. Esse non hanno subito alcun trauma, eppure sono gay. Famiglie dove il padre non beve, non picchia la moglie, non abusa dei figli, non li abbandona senza cibo. Famiglie cosiddette normali.
O al contrario famiglie ai confini della società dove il degrado la fa da padrone e dove comunque si generano figli eterosessuali.Siamo nell’epoca del consumismo, lavorare tutto il giorno oggi è quasi un obbligo. Ma l’omosessualità esisteva anche quando le mamme restavano a casa a fare la maglia, esisteva quando in Italia non c’era nemmeno il frigorifero. Era diffusissima nell’antica Grecia, nell’Italia Rinascimentale. Se ne parla anche nella Bibbia. Non stiamo parlando quindi della cosiddetta epoca moderna. Tutt’altro.
La sottoscritta ha un lavoro che la fa stare fuori casa tutto il giorno, con un marito che spesso non c’è ma che quando c’è fa alle sue figlie da padre e da madre. Se dovessi pensare che questo un giorno potrebbe causare a mia figlia questa “malattia”… bhè, sinceramente, mi viene proprio da ridere!
Non sono un medico, non sono uno psicologo, ma non penso che bisogna avere una laurea specialistica per capire che l’omosessualità NON E’ UNA MALATTIA. E’ semplicemente (si fa per dire) l’orientamento sessuale verso individui del proprio sesso. Punto.
L’omosessualità, è stato dimostrato, esiste anche negli animali. Ma io, scimmie e leoni abbandonate da genitori alcolizzati e madri manager non li ho mai visti.
Chi parla è eterosessuale ma è convinta che una canzone del genere non possa fare altro che contribuire ad aumentare l’omofobia. In un periodo dove c’è repulsione per tutto ciò che non è standardizzato, che non è uguale all’altro, ciò fa davvero impressione.
C’è il “tifoso” che scatena la sua violenza verso l’altro solo perché questo tiene all’altra squadra, il delinquente razzista di turno che se la prende col povero barbone assiderato dandogli fuoco su una panchina della stazione, lo straniero che stupra le donne italiane non solo per malsani impulsi sessuali ma anche per una forma di xenofobia al contrario, vendicandosi sulle donne del paese che lo ospita.
L’omofobia quale repulsione e intolleranza nei confronti degli omosessuali è segno di grande inciviltà. Certo, non ammetto e mai ammetterò celebrazioni come il Gay Pride che secondo me lede la dignità di coloro stessi che vi partecipano. Non c’è niente da celebrare nell’essere gay, così come non c’è niente da celebrare nell’essere etero.
Una manifestazione del genere, secondo me, è completamente sbagliata, perché altro non fa che sottolineare la diversità di colui che invece vuole sbandierare la propria uguaglianza agli altri. E’ un controsenso, in sostanza. Paradossale direi, antitetica. Siamo in un Paese dove il Vaticano non accetterà mai le unioni tra gay, ma nonostante chi vi parla sia credente (anche troppo…) non penso che sia utile (almeno in questa sede) analizzare il punto di vista religioso.
Certo, istituzionalizzarle, magari con un matrimonio, può non trovarmi d’accordo. Ma ricordo ai lettori che ci sono paesi nel mondo (pochi per fortuna) dove per l’omosessualità è ancora prevista la pena capitale, o, se non quella, l’ergastolo.
Nessuno quindi deve e può vietare a due persone dello stesso sesso di amarsi e di essere felice col proprio partner, indipendentemente dal sesso. Due persone dello stesso sesso che si amano non sono due malati. Sono due persone che hanno un lavoro, degli affetti, una vita sociale, né più, né meno degli altri. Semmai molta più sensibilità. Essere gay non è una malattia da cui guarire, è uno status.
L’amore è amore e basta. In qualsiasi forma si manifesti e qualsiasi siano i protagonisti.
L’importante è rispettare gli altri, senza ledere la dignità umana di se stessi e di chi ci circonda.
Non c’è una cosa nell’universo intero più grande dell’amore, della sua forza, della sua importanza.
E’ ciò che ti fa sentire più sicuro, che ti dà lo slancio per andare avanti. Che ti protegge quando hai bisogno di essere protetto, che ti chiede aiuto quando ha bisogno di te, che ti dà la vita anche quando ti sembra di morire.
L’amore è ciò che fa muovere il mondo. In un momento dove ogni pretesto è buono per generare guerre non facciamo in modo che anche l’amore ne sia la causa.
Qualsiasi persona decidiamo di amare, amiamo… e basta.
Lina Pasca
Lascia un commento